Alleanza tra Fondazioni, terzo settore e ong. “Così sosteniamo i diritti e l’integrazione dei migranti”

Alla vigilia della Giornata Internazionale per i diritti dei migranti, Acri ha organizzato venerdì 16 dicembre a Roma “Oltre i confini. Esperienze di migrazione” : un evento per presentare alcune delle esperienze di soccorso, accoglienza e integrazione dei migranti realizzate in questi anni dalle Fondazioni di origine bancaria, insieme alle Ong e al Terzo settore.

Condotto dalla giornalista Rai Marina Lalovic, l’incontro ha visto gli interventi di Giorgio Righetti, direttore generale di Acri; Vincenzo Cesareo, segretario generale di Fondazione Ismu; Riccardo Clerici, responsabile relazioni istituzionali Unhcr; Cecilia Pani, Comunità di Sant’Egidio, Caterina Boca, capofila del progetto “Con i bambini afghani”, Giampaolo Silvestri, segretario generale di AVSI, Bertrand Honore Mani Ndongbou, membro dell'Assemblea membri fondatori del progetto “Draft the Future! verso il Forum delle Diaspore”.

Negli ultimi 4 anni, Fondazioni di origine bancaria, organizzazioni del Terzo settore e Ong hanno dato vita a una vasta rete per sperimentare alcune risposte concrete alle criticità dei flussi migratori, tramite pratiche di soccorso, accoglienza, integrazione e tutela dei diritti dei migranti che raggiungono il nostro Paese.

Si tratta di piccole esperienze di accoglienza diffusa, che potrebbero rappresentare modelli da cui partire per progettare iniziative più ampie.

Emergenza Ucraina, la risposta di AVSI

Giampaolo Silvestri, segretario generale AVSI, ha presentato l’esperienza nella risposta all’emergenza in Ucraina.

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"Sono donne e bambini, come sappiamo, le persone in fuga dalla guerra. E in alcuni casi anziani e disabili. Privilegiati – se possiamo usare questa espressione paradossale - per certi versi perché almeno nei primi mesi hanno ricevuto una straordinaria risposta di solidarietà da parte dei governi europei e della popolazione. - ha spiegato Giampaolo SIlvestri - AVSI ha subito creato una rete con altri soggetti per poter organizzare una risposta di accoglienza rispetto ai bisogni più urgenti e immediati. Come sempre, abbiamo optato per creare rete, cerchiamo di evitare di affrontare la complessità di questi fenomeni da soli, e di valorizzare al contrario ogni offerta di aiuto mettendola in rete con altre."

La risposta di AVSI in Europa

Dall'inizio dell'emergenza nel febbraio 2022, la risposta alla crisi ucraina ha assunto da parte di AVSI dei tratti comuni, sia negli interventi attivati in Ucraina sia nei Paesi di arrivo dei rifugiati, in Polonia, Romania, Moldavia, e in Italia. Questo approccio si è reso possibile grazie alla rete di enti fondatori presenti in Polonia e Romania e a storici partner locali in Ucraina. In Polonia, AVSI collabora con AVSI Polska a Chelm, Wegrow, Lublin e Lowicz; In Romania, AVSI collabora con l'associazione locale Asociația FDP a Bucarest, Suceava, Galați e Isaceea. Tutti questi interventi cercano di proporre un approccio integrato all’emergenza, privilegiando attività di prima assistenza, educazione e protezione ma anche di inserimento lavorativo nei paesi ospitanti. A data odierna circa 160,000 persone sono state assistite.

La risposta di AVSI in Italia

Con il supporto di ACRI, AVSI sta realizzando il progetto “Sostegno all’autonomia e integrazione dei profughi ucraini”.

L’obiettivo del progetto (giugno 2022 – marzo 2023) è favorire l’accesso di 70 profughi ucraini al mercato del lavoro, attraverso percorsi di orientamento, formazione e accompagnamento, con una attenzione particolare alle misure di conciliazione lavoro-famiglia (servizio baby-sitting anche durante le formazioni, iscrizioni a centri ricreativi ed educativi), ammortizzatori fondamentali per favorire l’inclusione lavorativa.

In questo progetto, così come negli altri interventi a sostegno dell’integrazione sociale e lavorativa che stiamo realizzando – con il supporto di fondi privati e altri finanziatori tra cui Fondazione di Comunità Milano, Banca Intesa, Fondazione Opsis – il percorso si svolge in diverse fasi:

  • L’attivazione di un processo di coordinamento a diversi livelli, istituzionale e locale con attori pubblici e privati, dove grazie alla rete Help Ukraine e alle sinergie avviate con Fondazione comunità Milano, il contact center del Comune di Milano, Cometa e la rete QuBi si sono attivati dialoghi e momenti di confronto al fine di intercettare i cittadini ucraini presenti. Inoltre, per rafforzare l’azione e ampliare le opportunità il dialogo si è aperto con realtà private come Gi Group, Randstad, IFOA, l’università Cattolica, il Politecnico di Milano e Bocconi
  • La profilazione e le aspettative dei beneficiari
  • La ricerca e selezione delle opportunità occupazionali e la sensibilizzazione delle aziende (tra cui Panino Giusto, Ca’puccino, Rosso Pomodoro, La Piadineria, Esselunga, Saati Spa,. agenzie interinali quali Rastad, GiGroup, Fondazione Adecco per le Pari Opportunità, …;

Lo screening della popolazione colloquiata ha visto 57% di persone laureate con importanti aspettative lavorative, un 23% di persone diplomate, un 3% di formazione professionale (il restante nessuna risposta).

Hub- Elena

Grazie all’analisi dei profili e alla valutazione dei bisogni si sono programmati i percorsi formativi e di inserimento lavorativo:

  • corsi di lingua italiana di livello A1 e A2, veicolo fondamentale per la ricerca del lavoro
  • corsi di soft skills utili ad una ricerca attiva e autonoma del lavoro
  • percorsi di tirocinio formativo e corsi di formazione tecnico professionale: è attualmente attivo un corso di pelletteria in collaborazione con l’ente di formazione ASLAM.

Non mancano le criticità rilevate: la necessità di guadagno immediato per i rifugiati; le carenze linguistiche.

Ma l’intervento di AVSI in Italia a favore dei rifugiati ucraini non si è limitato a questo.

AVSI ha attivato dapprima un “Infopoint”, poi divenuto l’Hub #HelpUkraine: uno spazio dedicato e aperto al pubblico, che si trova in viale Monza 79 a Milano, che ha lo scopo di centralizzare i servizi di supporto destinati ai rifugiati ucraini e di mettere in rete chi offre aiuto e chi ne ha bisogno. Lo spazio è concesso gratuitamente da Unicredit.

In questi mesi l’Hub ha offerto informazioni e primo orientamento ai rifugiati ucraini, assistenza documentale per richiedere il permesso per protezione temporanea, corsi di alfabetizzazione linguistica, orientamento all’inserimento lavorativo, supporto per ottenere assistenza medica, accompagnamento all’esperienza di Accoglienza diffusa.

Anche in questo caso, il punto di forza dell’Hub risiede nell’approccio integrato e di prossimità.

La concertazione delle competenze e delle esperienze tra i 13 partner coinvolti, la collaborazione con le istituzioni, con gli altri Enti del Terzo Settore e con il privato profit, hanno favorito la coesione sociale e la risposta ai bisogni dei rifugiati.

HUB #HelpUkraine a Milano, alcuni risultati ad oggi

  • 3.832 richieste che hanno ricevuto informazioni e assistenza dal centralino
  • 302 visite mediche svolte
  • 280 ucraini accolti in famiglia
  • 24 istituti scolastici supportati con mediatori linguistici, per un totale di 127 studenti
  • 470 colloqui per svolgimento pratiche permessi di soggiorno
  • 25 consulenzeper casi di Accoglienza MSNA

Grazie alla collaborazione con altri partner, oltre che alle attività svolte a Milano il progetto #HelpUkraine ha permesso di sostenere anche iniziative fuori dalla Lombardia:

  • A La Spezia, con la Cooperativa Sociale Mondo Aperto: corsi di italiano per 84 persone; laboratori ludico ricreativi finalizzati all’apprendimento dell’italiano e alla socialità per 20 minori; supporto psicologico rivolto a 40 nuclei familiari; servizio di mediazione interculturale per l’accompagnamento ai servizi territoriali per il disbrigo di pratiche amministrative e/o di orientamento sul territorio per 30 persone.
  • A Roma, con il Consiglio Italiano per i Rifugiati: presa in carico di 164 persone (60 adulti e 64 minori) dal punto di vista legale, sociale e sanitario; corso di italiano per 14 mamme e parallelamente attività ludico ricreative per i figli (tot. 16 bambini); supporto per acquisto materiale didattico per 25 minori; carte per acquisto beni di prima necessità per 40 adulti e 50 minori; servizi di supporto psicologico (in particolare attraverso l’affiancamento al docente di italiano presso la biblioteca); sostegno economico a 7 famiglie ospitate tramite accoglienza spontanea sul territorio.

Nel 2023 continueremo a servire un’ampia fascia di beneficiari: migranti, rifugiati e richiedenti asilo, ma anche stranieri di seconda generazione, italiani in condizione di vulnerabilità. L’obiettivo delle azioni continuerà ad essere focalizzato sull’integrazione e l’autonomia delle persone.

Chi sono i migranti?

Spesso coloro che fuggono dal proprio Paese vengono considerati solo soggetti bisognosi di aiuto. Da qui è partita la seconda parte dell'intervento di Giampaolo Silvestri

"Le persone che fuggono sono persone, punto. Vorrei dire innanzitutto questo. Migranti irregolari, di ritorno, economici, sfollati, rifugiati: le declinazioni della parola migrante-emigrato-immigrato variano a seconda delle circostanze economiche, sociali, politiche, geografiche ed è reale il rischio che tale “definizione” si trasformi un’etichetta addosso per una vita intera a chi emigra.

Perciò AVSI, consapevole che le migrazioni sono un fenomeno storico da governare, vigila che sempre, nell’ideazione e nell’implementazione di ogni progetto, nei programmi e nella comunicazione, nelle notizie e nelle campagne mediatiche, sia salvaguardata l’attenzione per la persona e la sua dignità irriducibile.

Porre la persona come centro e fine di ogni azione e progetto vuol dire anche considerarla non solo come portatori di bisogni (cibo, casa, lavoro), ma portatrice anche di un patrimonio di relazioni e cultura, tradizioni e/o appartenenza religiosa.

Questo bagaglio non può essere tralasciato: per chi ha lasciato la patria ed è in movimento, quel patrimonio costituisce un sistema di categorie attraverso le quali guarda alla realtà e compie le sue scelte anche nelle situazioni nuove. Ma anche come un patrimonio da condividere, un bene che arricchisce le comunità di accoglienza.

Questa è la realtà: non possiamo pensare di bloccarla in griglie, certo va governata, ma va conosciuta in tutti i suoi fattori e componenti.

Allo stesso modo va considerato e tutelato il patrimonio culturale della comunità che accoglie: le differenze culturali non sono un’obiezione all’incontro tra persone, non possono essere azzerate o assorbite una dall’altra o viceversa, ma vanno accompagnate a una reciproca conoscenza e valorizzazione in vista di un bene comune, per vivere bene insieme.

In questo processo le azioni comunicative assumono un valore decisivo: non solo per favorire la circolazione di informazioni corrette sui percorsi migratori, sulle leggi, sui diritti e sui rischi, ma anche per costruire una narrazione delle migrazioni che sia vicina alla realtà e riduca la profonda distanza che esiste oggi tra la percezione dei rischi che comporterebbe l’arrivo/invasione di migranti (per citare un esempio) e la realtà dei numeri e dei fatti.

Oltre l’emergenza Ucraina: il cambiamento climatico e migrazioni

Il cambiamento climatico ha impatto sul territorio e provoca appunto tra i tanti fenomeni migrazioni.

Un impatto così violento che obbliga a trovare soluzioni adeguate per quello specifico territorio, non esistono soluzioni calate da fuori, non funzionano.

Ogni area, regione, contesto ha delle sue specificità.

Gli effetti dei cambiamenti climatici ci obbligano a ridiscutere la relazione tra persona e ambiente, Papa Francesco la chiama “ecologia umana”, una relazione persona/ambiente che si intreccia al tema economico, in tutte le sue implicazioni.

Ma attenzione: trovare nuove e adeguate soluzioni per quel determinato territorio vuol dire riconoscere la responsabilità progettuale alle persone che lo abitano.

Significa che  i piani di sviluppo devono essere concepiti con il coinvolgimento dei vari attori, imprese, settore profit, enti territoriali, terzo settore, società civile.

Provocatoriamente AVSI sostiene che il climate change costringe alla co-programmazione e co-progettazione con un approccio integrato (sociale, economico e ambientale) che considera il singolo territorio come parte di un contesto più grande, ma con le sue specificità e i suoi abitanti/la sua comunità.

Questo è uno snodo fondamentale: non possiamo dire territorio senza dire comunità.

Non possiamo più pensare l’intervento umanitario e di cooperazione allo sviluppo come un’astronave che atterra, portando fondi, staff e competenze tecniche.

Oggi è richiesto un lavoro di costruzione e cura di comunità aperte, protagoniste delle scelte che investono i loro territori, le loro case, le loro relazioni, il loro lavoro.

La chiave per noi consiste di nuovo in questo lavoro di comunità (di accoglienza) che lavorano con altre comunità (di migranti) e insieme.